A nord del litorale di Messina nella parte settentrionale della Sicilia, trova quiete il Lago di Ganzirri e di Faro (detti pantano grande e pantano piccolo), meta di turisti e messinesi.In realtà fino al XIX secolo esisteva anche un terzo laghetto, il Pantano di Margi che venne poi bonificato dai Borboni.Etimologicamente il nome Ganzirri deriverebbe dall'arabo Gadir, che significa proprio "palude, pantano”. Tale etimo appare verosimile, dato che nell’antichità l’intera zona dei laghi era paludosa, e solo dopo i primi stanziamenti e la nascita di nuclei abitativi stabili, avvenne una progressiva bonifica della zona.Il lago di Ganzirri presenta le seguenti caratteristiche geo-morfologiche: altitudine a livello del mare; superficie mq. 338.400, forma allungata nel senso S.O.-N.E. (sembra aver la forma di un otto), con lunghezza massima pari a mt. 1670 ca., e larghezza massima di a mt. 282 e minima di mt. 94. Ha una profondità massima di mt. 6,50. La sua temperatura media varia nel corso dell’anno: va dagli 11° a gennaio e i 31° in agosto.Il Piccolo Pantano (Lago di Faro), invece, presenta i seguenti tratti geo-morfologici: altitudine a livello del mare, superficie mq 263.600, forma quasi circolare col diametro maggiore nel senso N.O.-S.E. di mt. 660 ca., profondità massima mt. 28.Il lago di Faro in origine sarebbe stato fortificato dagli Zanclei, antichi abitatori di Messina, e dotato di un faro a fiaccole (fani) che serviva da guida notturna per i naviganti. Il toponimo di Faro potrebbe trovare qui una sua spiegazione.Già nel 1543 Francesco Maurolico denominava gli abitanti della zona come abitanti sotto il nome del Faro. D’altra parte Domenico Puzzolo Sigillo (1927) ritenne di poter attribuire l’origine del toponimo alla parola pòros, passaggio (cfr. Bosforo), stretto di mare, che dunque si riferiva all’intero tratto costiero messinese antistante la Calabria.Comunica direttamente con il Mare Tirreno attraverso il Canale degli inglesi e con lo stretto di Messina mediante il Canale Faro o Canalone.Ma torniamo a Ganzirri: il lago è alimentato da falde freatiche e da alcuni torrenti che vi sfociano; per tale motivo il livello di salinità non è costante.Nel 1830 gli inglesi costruirono due canali per permettere l'ingresso di acqua dal mare: il canale Catuso (coperto), ed il canale Carmine o canale Due Torri (scoperto).Infatti il Re delle Due Sicilie fin dal 1791 concesse gratuitamente il diritto privato di pesca al barone Giuseppe Gregorio, il quale si obbligò di tenere limpida l’acqua dei laghi, ripulendola dalle erbe che la rendevano limacciosa. In seguito a tale concessione, nel 1800 il barone Gregorio chiese ed ottenne il permesso di costruire un canale di comunicazione del lago di Ganzirri col mare, per aumentare il prodotto della pesca e migliorare le condizioni igieniche dei laghi.Il canale, denominato Catuso, fu completato nel 1807. Successivamente, nel periodo che va dal 1807 al 1839 furono costruiti gli altri canali: quello che collega i due laghi (1810) e gli altri canali di comunicazione con il mare.Quando i laghi vennero uniti nel 1810, si rinvennero interessanti reperti e massicce fondazioni attribuite, al tempio di Nettuno (lo storico latino Solino -III sec. d.C.- ricorda che un monumentale tempio dedicato a Nettuno, fatto erigere da Orione, sorgeva tra il lago di Ganzirri e quello di Faro); pare che le colonne, addirittura, fossero state adoperate per la costruzione della Cattedrale di Messina.I predetti canali vengono aperti saltuariamente per ossigenare le acque soprattutto nel periodo estivo, quando le temperature sono molto elevate.
Quando si parla di Ganzirri si fa immediatamente riferimento alle cozze, uno dei molluschi più amato nel mediterraneo.In entrambi i laghi viene allevato il mollusco, grazie ai pescatori del posto visibili in pieno giorno con le loro barche tipiche di legno.Un piatto gustoso da citare sono le Cozze alla Marinara, dove il vino bianco sfumato esalta il sapore delle cozze fresche debitamente condite con olio e aglio con l'aggiunta di qualche pomodorino di pachino e un trito di prezzemolo.
Fonte www.mondodelgusto.it di Marina Fassio